I social media non sono solo un mezzo di comunicazione: sono diventati un riflesso di chi siamo, o meglio, di chi pensiamo di dover essere. Ogni giorno scorriamo innumerevoli immagini, video e storie che raccontano un mondo di perfezione irraggiungibile che, fra le altre cose, influenza il nostro modo di vedere il mondo e il nostro corpo. Secondo uno studio del Journal of Youth Studies, oltre il 70% dei giovani tra i 12 e i 20 anni dichiara di sentirsi inadeguato di fronte a questa realtà patinata. Eppure, in questo mare di filtri e hashtag, è nato un movimento che si oppone a tutto questo: la body positivity.
La body positivity è molto più di una tendenza; è una rivoluzione. Cresciuta sulle stesse piattaforme che una volta alimentavano insicurezze, oggi il movimento ha registrato un aumento del 300% nelle conversazioni su Instagram e TikTok negli ultimi tre anni (Dati Sprout Social 2023). Un segno evidente che le persone stanno finalmente riscrivendo le regole, celebrando la bellezza in tutte le sue forme, taglie e colori. Tuttavia, nonostante questa potente ondata di cambiamento, non è tutto così semplice.
La realtà è che il 35% degli adolescenti continua a sentirsi angosciato per il proprio aspetto a causa di ciò che vede online (Common Sense Media). Questo ci porta a una domanda cruciale: come possiamo sfruttare la forza positiva dei social media senza farci schiacciare dalla loro parte più emulativa? Se da un lato queste piattaforme offrono uno spazio per esprimere e abbracciare se stessi, dall’altro possono alimentare ansie e insicurezze, specie tra i più giovani.
In questo articolo, sveleremo il doppio volto dei social media: come strumenti di liberazione personale e al contempo, potenziali trappole emotive. Man mano che esploriamo questo tema, scopriremo le strategie per navigare questo mondo digitale in modo più consapevole, proseguendo la nostra battaglia verso un’autentica accettazione e amore verso noi stessi. Riesci a immaginare un mondo dove ogni corpo è celebrato, senza eccezioni? È un viaggio che vale la pena di intraprendere.
La rivoluzione della body positivity
Il movimento della della body positivity affonda le proprie radici negli anni ’60, ma è solo con l’avvento della terza ondata femminista negli anni ’90 che ha davvero preso slancio. Il movimento è stato ispirato dalla necessità di contrastare la discriminazione basata sull’aspetto fisico e di promuovere una maggiore accettazione di sé. Pioniere come Connie Sobczak e Elizabeth Scott hanno aperto la strada per coloro che non si conformavano agli standard di bellezza imposti, offrendo un rifugio a chi si sentiva schiacciato dall’idea che esista un solo tipo di corpo “accettabile”. Queste donne coraggiose hanno dato vita a un movimento che continua a crescere, rispondendo con forza alle sfide imposte dalla società e dai social media.
Prima dell’avvento di Internet e dei social media, i media tradizionali riducevano la bellezza a un unico canone. Chiunque non rientrasse in questo schema veniva spesso emarginato o deriso, rafforzando il fenomeno del body shaming. Oggi, però, Il movimento della body positivity ha trovato terreno fertile sui social media, combattendo i canoni estetici irraggiungibili e dando voce a chi non si sentiva rappresentato. L’hashtag #bodypositivity ha raggiunto oltre 16 milioni di post su Instagram (Dati Instagram Insights, 2023), creando una comunità globale che celebra la diversità dei corpi. Tuttavia, su queste stesse piattaforme, il body shaming prospera: migliaia di commenti denigratori, critiche sottili o esplicite, e confronti tossici sono diventati una battaglia quotidiana per molti utenti.
Come si spiega questa contraddizione?
I social media: una lama a doppio taglio
I social media non sono semplicemente uno specchio della nostra realtà; sono diventati lo strumento che modella la nostra percezione di bellezza, successo e accettazione.
Ogni giorno, milioni di persone scorrono i feed dei social più utilizzati cercando di connettersi con il mondo. Ma cosa succede quando queste piattaforme, anziché rafforzare la nostra autostima, la sgretolano?
Su piattaforme come Instagram e Snapchat, dove l’immagine è tutto, le pressioni sociali si fanno particolarmente pesanti. Secondo una ricerca condotta da The Royal Society for Public Health, Instagram è considerata la piattaforma più dannosa per la salute mentale dei giovani, con il 41% degli adolescenti che ammette di sentirsi più insicuro riguardo al proprio corpo dopo aver navigato sull’app. Snapchat, con i suoi filtri che modificano in modo drastico i tratti del viso, sta contribuendo alla cosiddetta “Snapchat dysmorphia”, una crescente tendenza a voler assomigliare alle versioni filtrate di se stessi (Journal of the American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery).
Molti giovani, infatti, restano intrappolati in un ciclo di insicurezze; se è vero che selfie e foto condivise sui social diventano strumenti di auto-espressione, bisogna considerare che quando il feedback si traduce in cuori e like, il rischio di dipendenza dall’approvazione esterna è alto. Per contrastare le rappresentazioni idealizzate e irrealistiche della bellezza diventa necessario promuovere una cultura che valorizzi l’autenticità e la bellezza della diversità.
Ma non è solo una questione di immagini. Su Twitter, la conversazione è costante e pubblica, e il body shaming può diffondersi rapidamente attraverso thread virali. Nel 2022, Twitter ha dovuto sospendere oltre 500.000 account per commenti offensivi legati all’aspetto fisico, un numero in crescita rispetto all’anno precedente (Twitter Transparency Report 2023). Anche Facebook, una delle piattaforme più longeve, non è immune da questi fenomeni. Nonostante i tentativi di promuovere ambienti inclusivi con campagne come Facebook’s Stop Hate for Profit, il 35% degli utenti dichiara di aver subito body shaming almeno una volta sul social (DataReportal 2023).
L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sui social media
Un’ altra tendenza emergente da tenere d’occhio è l’utilizzo crescente dell’Intelligenza Artificiale (AI) sui social media, specialmente quando si tratta di manipolare immagini. Gli strumenti di AI sono ormai in grado di modificare foto e video in modi sempre più sofisticati, rendendo ancora più difficile distinguere tra immagini reali e ritoccate.
Ma non tutto è perduto: alcune piattaforme stanno sviluppando strumenti basati su AI per identificare e segnalare contenuti potenzialmente dannosi o manipolati, incoraggiando trasparenza e autenticità. Inoltre, grazie alla rapida diffusione dei messaggi positivi sui social media, la body positivity sta trovando nuovi alleati nella tecnologia.
Le campagne di sensibilizzazione hanno avuto un ruolo centrale nella promozione di una bellezza più inclusiva. Un esempio significativo è rappresentato dalle campagne di Dove, che negli ultimi anni ha continuato a promuovere una visione autentica della bellezza. L’ultima frontiera di questa battaglia è proprio l’uso dell’AI: Dove torna a far parlare di sé con la campagna The Code, stavolta puntando il dito contro le immagini generate dall’intelligenza artificiale (AI).
Nel suo 20° anniversario, il brand rinnova il suo impegno nel promuovere una bellezza autentica e naturale, soprattutto tra le giovani donne. L’obiettivo? Aiutarle a liberarsi dagli stereotipi di perfezione che troppo spesso mettono in crisi l’autostima.
La promozione dell’inclusività tramite piattaforme diverse
Non tutti i social media influenzano allo stesso modo la body positivity.
Instagram, ad esempio, è spesso criticato per la prevalenza di immagini altamente curate che possono distorcere le aspettative di bellezza reali. Tuttavia, la piattaforma ha anche visto la nascita di numerosi influencer che sfidano questi ideali promuovendo immagini autentiche e non ritoccate, creando spazi sicuri dove gli utenti possono sentirsi accettati indipendentemente dalle loro caratteristiche fisiche.
X (Twitter) e Facebook, d’altra parte, facilitano il dibattito e la discussione attorno agli argomenti di body positivity. Questi canali permettono una diffusione più ampia di articoli, ricerche e testimonianze personali che possono educare e sensibilizzare su una varietà di argomenti legati all’accettazione del corpo. Anche TikTok ha giocato un ruolo significativo nel promuovere la body positivity tra i giovani, grazie alla sua natura virale e alla facilità con cui i messaggi positivi possono diffondersi rapidamente.
BeReal, ad esempio, ha provato a distinguersi con un approccio più genuino alla condivisione senza filtri e con un’unica foto al giorno.
Sebbene si presenti come una piattaforma autentica per la condivisione spontanea, c’è chi sostiene che l’app utilizzi le notifiche per manipolare il comportamento degli utenti e che questi ultimi non sposino la filosofia del social creando situazioni finte per apparire meglio ai propri followers. In questo modo, BeReal finisce per contraddire il suo scopo originale di autenticità, trasformandosi in un’altra app che monetizza il tempo degli utenti.
Il vero ostacolo per la body positivity sui social media è il recente “requisito” dell’autenticità. Sebbene ci siano molti contenuti genuini e ispiratori, la presenza di foto modificate e di narrative costruite ancora sovrasta i messaggi positivi soprattutto con l’uso massiccio della tecnologia AI. La chiave per un futuro più positivo risiede nella capacità di distinguere tra i contenuti genuini e quelli manipolati, una competenza che può essere sviluppata sia dai giovani utenti che dagli adulti, per un futuro dove la bellezza di ogni corpo è celebrata.
Educazione e politiche pubbliche: la strada da percorrere
Per costruire un futuro più inclusivo, è essenziale integrare la body positivity nelle scuole e nelle politiche pubbliche. Le scuole dovrebbero includere programmi che trattino l’immagine del corpo e la media literacy, preparando le giovani generazioni a navigare e interpretare i contenuti dei media in modo critico.
Allo stesso modo, le politiche pubbliche dovrebbero imporre regolamentazioni su come i corpi vengono rappresentati nei media, promuovendo la trasparenza nell’uso delle immagini digitali e sostenere una rappresentazione più diversificata nei media.
Conclusione
Grazie a questo approfondimento, emerge chiaramente che i social media giocano un ruolo complesso nella promozione della body positivity. Sebbene possano amplificare le nostre insicurezze, offrono anche piattaforme potenti per l’inclusività e l’empowerment. L’utilizzo consapevole e intelligente di questi strumenti, insieme alla capacità di discernere tra ciò che è autentico e ciò che è manipolato, ci porterà verso un futuro dove la bellezza non è confinata a uno standard, ma celebra la diversità in tutte le sue forme